Ormai potrei affermare con una buona dose di sicurezza che Londra non ha (quasi) più segreti per me. I musei più famosi e importanti li ho visti praticamente tutti (alcuni più di una volta) e piano piano sto aggiungendo alla mia lista i musei minori. Lo scorso marzo è stato il momento del museo di Freud, il padre
della psicanalisi. La nostra memoria usa gli oggetti per farci diventare consapevoli di momenti e sensazioni che abbiamo vissuto e aiutano anche la nostra immaginazione a “vedere” delle situazioni in cui non siamo mai stati. Se passeggiate per le strade di un borgo medievale o visitate le rovine di Pompei distrutta dal vulcano, riuscite a immaginare le sensazione di chi ci viveva, di chi animava quei luoghi e, così, a sentirvi “più vicini” a quei momenti. Questo è il principio per cui nascono le case-museo: percepire la normalità o la particolarità di un luogo abitato da una personalità famosa aumenta la sensazione di vicinanza e partecipazione a quella vita. Londra, per il suo ruolo di capitale di un impero e di modello di libertà, ha
sempre accolto molte personalità, che ci venivano a vivere per sempre o solo per un periodo. Per chi studia e vive la curiosità per la mente e per la psicologia, la casa-museo di Freud diventa un luogo di suggestioni. Il medico viennese ha aperto la strada a tutti gli studi che, da oltre un secolo, ci permettono di capire come pensiamo e come ci difendiamo dal dolore. Freud ha vissuto ed esercitato la sua attività per quarantasette anni a Vienna ma – era il 1938 – il nazismo arrivò anche in Austria e per chi era ebreo come lui diventò pericoloso vivere ancora nella sua città: approdò perciò a Londra e vi rimase fino alla sua morte. Portò con sé tutti gli oggetti che poteva, provando a ricostruire lo stesso ambiente che aveva avuto al numero 19 di Berggasse a Vienna.
La sua casa-museo londinese è in una zona residenziale, Hampstead per la precisione: il dottore ha vissuto e lavorato in una casetta due piani in mattoni rossi, insieme alla figlia Anna Freud (pioniera della psicologia dei bambini). Al piano terra della casa vi è la stanza che fungeva da studio, che il dottore aveva riempito con le antichità provenienti dalla Grecia, da Roma, dall’Egitto e dall’Oriente: per lui quegli oggetti erano una metafora della memoria profonda, quella che non altera i ricordi, perché un oggetto non cambia forma nel tempo.
Ci sono anche i libri su cui aveva studiato e la scrivania su cui scriveva. Ma, soprattutto, c’è “il lettino”, quello su cui i suoi pazienti raccontavano le loro libere associazioni e che lui, rigorosamente dietro e fuori dalla sua vista, ascoltava e annotava. Nella ricostruzione fatta dai curatori della casa-museo è comparso anche il suo inseparabile sigaro nel portacenere che dà la sensazione che il Maestro si sia allontanato
solo un attimo dalla sua sedia. Per chi è affascinato dalla psicoanalisi e dallo studio della mente , questa casa è un tuffo nella storia, un luogo carico di suggestioni storiche. Per chi, invece, non è particolarmente appassionato a questo campo, la casa offre l’immagine della naturale normalità che le case dei geni possono avere, in fondo a farceli sentire più vicini.
Biglietto d’ingresso: 9 sterline (biglietto intero);
Sito ufficiale: https://www.freud.org.uk
Indirizzo: 20 Maresfield Gardens
Orario d’apertura: da mercoledì a domenica dalle 12:00 alle 17:00;