Ostiense è uno di quei quartieri di Roma che, negli ultimi decenni, hanno subito numerosi cambiamenti e migliorie. Ma anche uno di quelli per i quali erano stati promessi mari e monti che poi, però, non sono mai arrivati (o sono rimasti a metà).
Ostiense è un quartiere tutto da scoprire
Io ho deciso di andare a scoprirne un po’ di storia grazie a una visita guidata di Roma Sotterranea (con loro ho seguito varie visite, come quella all’insula dell’Ara Coeli e all’antica farmacia di Santa Maria alla Scala).
Gli inizi, dall’altro lato del Tevere
Il giro inizia dal Teatro india, che occupa una parte delle strutture dell’ex Mira Lanza (una azienda che produceva candele steariche, saponi e detersivi). Ma andiamo con ordine: alla fine dell’800, qui, c’era un terreno coltivato acquistato dall’ azienda Colle e Concimi, che usa gli scarti del mattatoio per produrre (appunto) colle e concimi. All’inizio del secolo successivo, la Mira (che produceva candele) acquista l’azienda; a sua volta la Mira viene comprata dalla Lanza, azienda che produceva saponi: nasce così la Mira Lanza, che chiude negli anni ’50. Ad oggi vi sono rimasti solo 3 magazzini in mattoni.
Per passare sull’altra riva del Tevere si trova, poco distante, il Ponte della scienza costruito nel 1999, tra riva Marconi e riva ostiense nell’ambito di un progetto di recupero della zona. L’idea alla base della costruzione era quella di dare alla zona una nuova via di comunicazione tra le due rive (vi era solo il ponte di ferro, costruito a fine Ottocento). Il ponte doveva essere una sorta di “terrazza di congiunzione”.
In lontananza si vedono i resti dell’ex granaio di Roma, dalla forma rettangolare e opera dello stesso architetto che si occupò dei magazzini generali. In anni (non più molto) recenti ha ospitato la città del gusto e L’UCI cinema. Nel 2013, però, venne demolito (quasi) tutto per costruirci degli appartamenti di lusso: attualmente lo scheletro è ancora lì, senza che i lavori siano mai andati avanti.
Arriviamo a Ostiense
Il ponte della scienza porta esattamente sotto il Gazometro. Quest’area, oggi di archeologia industriale, venne edificata per ospitare l’officina a gas di San Paolo, poi passata all’italgas (e oggi dell’Eni). Definito il terzo Colosseo di Roma, il Gazometro poteva ospitare 200.000 metri cubi di gas. Costruito nel ’36-’37, era stato pensato di farlo diventare una biblioteca circolare, ma purtroppo non è mai stato fatto.
Poco distanti, camminando su riva Ostiense, si trovano gli edifici di mattoni degli ex magazzini generali, dove venivano depositati i beni che (arrivati via mare) dovevano essere distribuiti alla popolazione della città. Oggi qui ha sedela scuola di (alta) specializzazione dei vigili del fuoco. Gli interni sono stati in parte modificati. Percorriamo riva ostiense fino al ponte dell’Industria (detto anche ponte di ferro), le cui sembianze che vediamo oggi risalgono ai lavori deldel 1911. Ho scoperto con molto stupore che questo, tra il 1863 3 il 1911, era un ponte levatoio e ci passavano i piroscafo che arrivavano da ostia. Qui passava la linea per civitavecchia
La street art
Ostiense, nel tempo, passa da quartiere industriale a quartiere/distretto di street art: Via del Commercio, via del Porto Fluviale, via Acerbi e via dei magazzini Generali vengono usate come “tele” per numerose opere di street art, pensate per ridare nuova vita alla zona.
Continuiamo col tour, salendo su via del Commercio da Riva Ostiense. La prima opera che si incontra, proprio su via del Commercio, è “nessuno“, realizzata da Axel Void: rappresenta una donna, probabilmente quella che ha fondato la ferramenta candini. Poco più avanti, all’altezza della Pescheria Ostiense, si trova un’altra opera di street art.
Una piccola deviazione, alla ricerca della street art, porta a Via Acerbi all’incrocio con via dei magazzini generali: qui si trova la Turner, azienda statunitense che si occupa dell’edizione di diverse tv come Cartoon Network. Sul muro dell’edificio c’è un’opera realizzata per i 25 anni dell’azienda.
Lungo Via dei Magazzini Generali è molto interessante l’opera Wall of fame: uno dei primi interventi dell’outdoor festival, l’opera rappresenta 26 figure famse, del passato più o meno lontano, che fanno parte del nostro immaginario collettivo (Dante, Obama, e altri). Di fronte c’è il muro degli anonimi.
Ma torniamo su Via del Commercio dove troviamo l’ex caserma aeronautica, oggi occupata da 250 persone. Dentro troviamo laboratori creativi e artigianali, mentre sulla facciata possiamo osservare l’opera di Blu. Le facce, che hanno le finestre dell’edificio come occhi, sono molto grottesche e sono state oggetto di molte critiche.
Esattamente di fronte c’è “hunting pollution”, realizzata da Iena Crux e che ha lavorato molto a Brooklin. Per quest’opera l’artista ha usato delle vernici che, grazie alla luce del sole, catturano l’inquinamento e puliscono l’aria (il murale ha lo stesso potere di una foresta di 30 alberi).
In via delle conce troviamo due altre opere da segnalare. La prima è lo stencil sulla facciata del noto locale Rising Love. Infine, sempre sulla stessa via, troviamo il murales di 40x3metri opera di Herbert Baglione, realizzato sul muro della falegnameria BLASI.