Palazzo Barberini è legato alla storia di Papa Urbano VIII e la famiglia Barberini
Storicamente il palazzo era diviso in due ali, che poi vennero unite. La storia inizia quando Papa Urbano VIII diventa appunto Papa e decide di acquistare il primo nucleo della struttura: amplia il tutto perché doveva dare una residenza “degna” alla sua famiglia (a maggior ragione che i nipoti diventarono anche cardinali). Il Bernini subentra al Maderno, va a modificare la struttura del palazzo e costruisceil suo splendido scalone.
Nel corso del tempo, l’edificio ha subito alcune modifiche e nelle lottizzazioni dell’800 viene “mangiata” una parte del giardino.
Nella prima sala, dove il mio gruppo passa relativamente velocemente, vi è un piccolo ritratto di Enrico VIII realizzato (sembra) da un prototipo pensato come affresco. Nella stessa stanza si trova l’immagine di Stefano IV Colonna realizzata dal Bronzino.
Le prime meraviglie di Palazzo Barberini si trovano due sale più avanti: il ritratto della Fornarina realizzato da Raffaello. Si trattava della figlia di un fornaio di Trastevere, ragazza della quale Raffaello si innamorò.
I raggi X hanno mostrato che la mano principale è di Raffaello, ma venne ampiamente ritoccato da Giulio Romano. Ha un bracciale al braccio che indica “possesso” (quindi probabilmente era impegnata). Nel resto della sala si trovano altri quadri di Giulio Romano.
Due sale dopo ci soffermiamo davanti a un dipinto di Lorenzo Lotto, che ha la particolarità di utilizzare modelli presi dal popolo e aveva una costruzione geometrica rinascimentale. Si faceva pagare in base al grado di precisione desiderata dal committente: tutto ciò che veniva richiesto come realistico veniva pagato a parte rispetto al costo dell’opera.
Passiamo per la sala con la volta dipinta da Andrea Sacchi, dove è rappresentata la Sapienza, e la sala dedicata a Venezia dove si trovano quadri di Tintoretto (famoso per la sua prospettiva) e Tiziano.
Quando arriviamo alla sala con i dipinti di Caravaggio, che forse avevo visto dal vero una o due volte prima di questa visita, sono rimasta estasiata.
in totale le sale con i dipinti di Caravaggio e i caravaggisti sono tre. Nella prima si trova Giuditta che decapita Oloferne, una delle opere principali del museo e una delle più belle. L’opera è resa ancora più bella e spettacolare dai dettagli che Caravaggio vi ha inserito, come lo schizzo di sangue e la faccia dell’inserviente. Sembra che potrebbe aver preso “spunto” da esecuzioni reali a cui poté assistere (forse quella di Beatrice Cenci o Giordano Bruno). Lo devo ammettere: sarei rimasta in questa sala praticamente all’infinito, incantata di fronte alle opere che vi sono esposte!
Continuando la visita, si trova poi un’altra opera simbolo di Palazzo Barberini è il ritratto di Ginevra Cantopoli realizzato da Guido Reni (nella stessa sala si trova il putto dormiente sempre di Guido Reni il putto dormiente nella stessa sala).
Anche l’antico salone di rappresentanza del palazzo riesce a lasciare a bocca aperta i visitatori. Il soffitto, anch’esso un’opera d’arte, venne commissionato a Pietro da Cortona: fu ritemuto l’artista più affidabile per dipingere una cosa così grande. Osservando tutti i personaggi (con la giusta spiegazione di sottofondo) si nota come l’autore vi abbia mischiato allegorie, personaggi e architettura.
ALcune sale dopo si trova busto di Clemente X di Bernini, che però rimase incompleto a causa della sua morte. Da cosa si capisce che è incompleto? Dagli “elastici” tra le dita e in altri punti più fragili dell’opera, che servivano a tenere ferme queste parti (per non farle rompere mentre si finiva il lavoro).
La Resurrezione di Lazzaro, opera di Mattia Preti, è una delle ultime opere davanti a cui ci soffermiamo. Il dipinto è interessante da diversi punti di vista: ad esempio, se ci si fa caso, la luce illumina bene solo Lazzaro e Gesù per sottolinearne l’importanza; lo stato di morte avanzata, invece, è sottolineato dalla presenza di una persona che si tappa il naso.
Per concludere ci soffermiamo nella sala incentrata sulla pittura napoletana, dove si trovano i quadri di Luca Giordano.
Dopo essere entrati nel museo percorrendo la scala del Bernini, per uscire si passa per la scala elicoidale del Borromini: uno spettacolo assoluto anche questa, già da sola sarebbe un buon motivo per entrare a Palazzo Barberini.
Informazioni utili
Indirizzo: Via delle Quattro Fontane 13;
Orari: dal martedì alla domenica dalle 8:00 alle 19:00;
Sito web: https://www.barberinicorsini.org
NB: per scoprire meglio Palazzo Barberini e le sue opere, ho scelto di prendere parte ad una visita guidata. Mi sono affidata anche questa volta a ItineRoma. La prima domenica del mese l’ingresso è gratutito (quindi in caso di visita guidata si paga solo questa).
Vi lascio anche il link al post in cui vi racconto di Palazzo Corsini.