Oggi parliamo del libro “Baku. Elogio dell’energia vagabonda”, scritto da Sylvain Tesson. Un viaggio particolare, a tratti anche molto affascinante, forse.
Tesson ci dice «gli oleodotti costituiscono un invito al viaggio. Disegnano itinerari eccitanti»
“Dal lago Aral fino al mar Caspio ho camminato accanto agli oleodotti, seguendo il tragitto del petrolio. Ho attraversato l’Azerbaïdjan, Baku, la Georgia e la Turchia. Ho costeggiato tre mari e ripercorso il cammino di quell’energia che estraiamo dagli strati più profondi della terra e che fluisce come la forza vitale che è dentro di noi.”
Tesson si mette in viaggio per seguire il percorso di un oleodotto, per poi raccontare nel libro il suo viaggio in solitaria: ha seguito, in sella alla sua bicicletta, il percorso dell’oleodotto che da Baku arriva fino a Cheyan nel sud della Turchia (quasi al confine con la Siria). Il suo viaggio inizia, però, a Nukus in Uzbekistan: da qui parte per seguire il petrolio che arriva fino in Kazakistan e poi attraversa il mar Caspio.
Ammetto che, probabilmente, non è tra i miei libri preferiti.
In alcuni momenti ho fatto un po’ fatica a far scorrere il testo… Quasi mi annoiavo (motivo per cui ci ho messo più del previsto a leggerlo e ne parlo sono a novembre). Però, andando avanti sono riuscita a “sbloccare la lettura”: mi sono trovata di fronte al racconto di un viaggio sicuramente non facile, sotto tanti punti di vista; ma che sicuramente colpisce i viaggiatori e i lettori dei loro racconti.
Per wquanto la lettura non sia stata – per me – tra le più scorrevoli, sono comunque rimasta colpita da molti dei luoghi che l’autore ha raccontato. Si tratta di stati, paesi e città per certi versi molto lontani dalla mia cultura e dal mio modo di vivere, e che vorrei visitare almeno una volta nella vita; luoghi il cui racconto mi ha permesso, per certo, di capirne qualcosa in più.
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