Ragusa Ibla, patrimonio UNESCO, è uno dei borghi simbolo del barocco siciliano
Chiamata anche “solo” Ibla, si tratta di uno dei due quartieri che formano il centro storico di Ragusa, largamente danneggiato dal terremoto del 1693 (fu allora che vennero costruiti edifici in stile tardo barocco) e oggi vi sono 14 dei 18 monumenti della città di Ragusa oggi iscritti nel patrimonio dell’umanità. Ero già stata qui circa 15 anni fa e ritornarci è stato quasi magico e decisamente istruttivo. Nella parte più orientale ci sono degli scavi di un’antica città che, secondo diversi storici, sarebbe identificabile con l’Hybla Heraia.
Arrivando in macchina, volendo visitare principalmente Ibla, la macchina l’abbiamo lasciata al parcheggio gratuito in Piazza della Repubblica, non lontano dalla Chiesa Anime Sante del Purgatorio (e da un punto informazioni turistiche).
Il Duomo di San Giorgio è il primo edificio che raggiungiamo. Il nome esatto è insigne collegiata di San Giorgio ed è uno dei monumenti più importanti della città (oltre a rappresentare, ovviamente, il principale luogo di culto cattolico di Ragusa). Si tratta della Chiesa madre della città, intitolata al suo patrono, e prima del 1693 sorgeva all’estremità est del borgo (circa dove si trova oggi il giardino Ibleo).
Poco distante si trova il “Circolo di conversazione“. Conosciuto anche come “Caffè dei cavalieri”, si tratta di un raro esempio di edificio costruito appositamente per fare conversazione: venne edificato nel 1850 dall’aristocrazia cittadina, per avere un luogo dedicato alla conversazione e per passare il loro tempo lontani e isolati dalla gente comune. Il soffitto del salone delle feste, sala decisamente molto sfarzosa, venne affrescato dal ragusano Tino Del Campo alla fine dell’Ottocento, con un’allegoria delle arti e delle scienze (agli angoli si trovano quattro medaglioni raffiguranti Dante, Michelangelo, Galileo e Vincenzo Bellini). Gli altri sei locali sono altrettanto prestigiosi, dedicati al gioco e alla lettura. L’edificio ha anche un giardino interno, che lo rende uno degli edifici più gradevoli ed esclusivi della città.
Poco distante dal circolo, in piazza Pola, si trova la Chiesa di San Giuseppe. Sorge sui resti della chiesa di San Tommaso che andò completamente distrutta nel terremoto del 1693. La chiesa è attribuita a Rosario Gagliardi e rappresenta, insieme al Duomo di San Giorgio, uno dei gioielli del barocco siciliano. Dopo il terremoto del 1693, i lavori di ricostruzione iniziarono nel 1701 (finirono nel 1705). Altri lavori sull’edificio sembra vi siano stati tra il 1723 e il 1737, mentre tra il 1756 e il 1760 il lo stile rococò sostituì quello barocco. Continuando lungo i vicoli del centro, arriviamo alla piccola Chiesa di San Vincenzo Ferreri, situata accanto l’ingresso dei Giardini Iblei. Si tratta di una piccola chiesa sconsacrata adibita ad auditorium pubblico da dicembre del 2010.
Sappiamo che, probabilmente, la chiesa venne fondata nel 1509 dai frati domenicani e, in origine, vi era anche un convento ampliato nel ‘600 e oggi non più esistente. Non si hanno dati riguardo i danni che la chiesa subì a causa del terremoto del 1693: visto però il grande portale murato nella parete nord della chiesa (e altri elementi), si ipotizza che non crollò del tutto e venne restaurata e fortificata.
Il Giardino Ibleo è il più antico dei quattro giardini principali di Ragusa. Venne iniziato nel 1858 per iniziativa di alcuni nobili locali e di buona parte del popolo (che lavorò gratuitamente per la realizzazione dell’opera). Si trova su uno sperone di roccia affacciato sulla vallata dell’Irminio ed è attraversato da un viale fiancheggiato da numerose palme, panchine ben scolpite, colonne e, infine, una balconata con recinzione in calcare. Al centro del giardino si trova il monumento ai caduti della grande guerra.
Infine, l’ultima sosta di questa visita è stato il Portale di San Giorgio, monumento simbolo della città di Ragusa. Fu edificato in stile gotico-catalano nella prima metà del XIII secolo e faceva parte della chiesa di San Giorgio oggi scomparsa. Oggi, costruito con blocchi di calcare dal colore rosato, la lunetta sopra l’architrave rappresenta il santo cavaliere che trafigge il drago, con la regina di Berito, inginocchiata che assiste alla scena. Nella parte superiore si trovano due grandi losanghe, al cui interno si trova l’aquila ragusana, e l’arco è racchiuso tra due lesene scanalate.
Piccola nota finale: il centro è attraversato dal “trenino ibleo” che, per 5 euro a persona, vi porta a fare un giro di circa mezz’ora alla scoperta di Ibla.