Avevo visitato la necropoli della Banditaccia diversi anni fa, più di cinque (forse anche sei anni fa), e l’idea di tornarci mi è subito piaciuta appena ne ho parlato con un’amica.
Necropoli della Banditaccia: un po’ di storia
La Necropoli della Banditaccia è una delle più grandi necropoli del mondo antico: tanto per rendere subito
l’idea, la necropoli è attraversata da una via sepolcrale lunga più di 2 Km e si estende su un plateau tufaceo di circa 100 ettari.
Il nucleo più antico è costituito dalla zona denominata “Cava della Pozzolana”, e risulta attivo a partire dal IX sec. a.C. A quel periodo risalgono le tombe più antiche, del tipo a pozzo e del tipo a fossa. Dal VII secolo a.C. inizia a diffondersi l’inumazione come tipologia di sepolture, quindi cambiano anche le tombe della necropoli: si sviluppano grandi tumuli con camere funerarie scavate nel tufo e decorate con motivi ispirati alle forme dell’architettura domestica. In queste tombe, definite come veri e propri monumenti e appartenenti a famiglie di alto rango, sono emersi ricchi corredi. Molto interessante è la tomba dei Rilievi: situata dentro il Recinto della Banditaccia, lungo le sue pareti troviamo dipinti (a stucco o dipinto) diversi oggetti di uso quotidiano. L’area più nota della necropoli è la “Zona del Recinto”, dove troviamo circa 2.000 tombe in un’area di 10 ettari.
La Necropoli della Banditaccia oggi fa parte del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia; insieme alla necropoli di Tarquinia è Patrimonio Mondiale UNESCO dal 2004, poiché rappresentano il primo esempio di siti riferibili alla civiltà etrusca.
Perché si chiama Banditaccia?
L’etimologia deel nome risale ai primi anni del ‘900: all’inizio del secolo scorso i terreni venivano dati in concessione dal comune tramite dei bandi. Le terre bandite iniziarono ad essere indicate col vezzeggiativo “Banditaccia”, in quanto mal si prestavano alle esigenze del pascolo e dell’agricoltura.
Ma vediamo gli sviluppi, nel corso dei secolo, delle le tipologie di tombe anche nei secoli successivi.
Le principali tipologie delle tombe
– IX – VIII sec. a.C.: Periodo Villanoviano. Ampiamente diffusa la tecnica di cremazione. Le tombe erano a
pozzetto e le ceneri vi erano conservate custodite in un’urna antica.
– VII sec. a.C. Periodo orientalizzante. In questa fase vennero costruiti i grandi tumuli dalle dimensioni monumentali. è questa la fase alla quale appartengono i grandi tumuli che raggiungono dimensioni monumentali. alcuni esempi sono la Tomba della Capanna, Tumulo Maroi, Tumulo Mengarelli.
– VI sec. a.C. Periodo arcaico. In questo periodo si cerca una ricercatezza formale nella struttura della tomba e nei dettagli, iniziano a comparire decorazioni e rifiniture.
– V sec a.C. periodo di crisi per la zona dell’’Etruria meridionale. Al posto dei tumuli vengono usate le tombe a dado, posizionate lungo le strade intersecate perpendicolarmente tra loro.
– IV – III sec. a.C. Ulteriore periodo di crisi, con Roma che conquista sempre più territori e gli scontri con le città della magna Grecia. La Tomba dei Rilievi è di questo periodo.
Informazioni utili
Biglietto: 6 euro (ridotto 2 euro);
Orari: dal mercoledì alla domenica dalle 9:00 alle 19:30 (lunedì e martedì chiusa, la biglietteria chiude sempre un’ora prima);
Link utili
Sono disponibili numerose guide del Lazio, utili per pensare e pianificare un itinerario di scoperta della regione. Si trovano anche guide su Cerveteri e dintorni.
Un libro interessante può essere “Terre etrusche tra Lazio e Toscana“.