“[…] Non si inizia mai un viaggio per una ragione e con un’idea precisa. Si parte perché se ne ha voglia, punto.[…]”
“Appia” di Paolo Rumiz è un libro che ho semplicemente divorato e che è diventato uno dei miei preferiti nell’ambito della letteratura di viaggio.
Racconta della “camminata” di Rumiz ed il suo gruppo alla riscoperta della via Appia “perduta” tra Roma e Brindisi
In 360 pagine racconta la ricerca “dell’Appia vera” anche attraverso le infinite deviazioni dovute alla “modernità”, racconto unito anche a tutti gli incontri lungo la strada.
Più andavo avanti nella lettura più mi rendevo conto di quanto, ormai, si è persa la cultura del camminare e riscoprire con lentezza e tranquillità i luoghi che la nostra bellissima Italia ha da offrire a chi la vive (anche solo per vacanza). Mi sono ritrovata a ragionare molto anche su come, a volte, in Italia trattiamo l’antico e la storia (dell’Italia stessa): spesso la ignoriamo, alle volte arriviamo a (ri)coprirla e nasconderla perché non ci sono i soldi per mantenerla e curarla… Oppure la si nasconde perché d’intralcio alla “modernità” (vedi autostrade e superstrade in giro per il belpaese).
Ho finito il libro quasi senza rendermene conto, per quanto facilmente scivolava il racconto sotto i miei occhi e nella mia mente: ne sono rimasta incantata (lo avevo detto? Lo ripeto, allora, perché non si sa mai).
Voglio lasciarvi con qualche (altra) citazione dalle pagine del libro: frasi che mi hanno fatto riflettere, anche solo per pochi secondi sul viaggio e la bellezza del riscoprire una terra, la propria terra…
“Perché il viaggio, insegna Calvino, passa anche tra le labbra e l’esofago. E chi viaggiando non cambia dieta, non ha capito nulla”
“[…]. Lo dice anche Calvino: nella società dell’immagine, un luogo si conosce anche inghiottendo il cibo che produce. Il fatto è che qui anche le parole hanno un sapore[…]”
[…]Gli ultimi chilometri di un viaggio sono i più pericolosi. Non è tanto il caldo desertico, quanto la malinconia della fine , che rende il viaggiatore vulnerabile.[…] (quante volte mi è capitato di “soffrire” a causa della malinconia di fine viaggio!!)