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Basilica di Santo Stefano Rotondo – Roma antica

Basilica di Santo Stefano Rotondo – Roma antica

La Basilica di Santo Stefano rotondo è un luogo particolare, per tanti motivi. Risale al quinto secolo dopo Cristo, venne costruita intorno al 460 DC (lo sappiamo da alcune monete ritrovate qui) e permette, quindi, di capire e conoscere alcuni particolari delle architetture del basso impero. Ma andiamo con ordine, per scoprire questo luogo magico e pieno di simboli e simbolismo.

Santo Stefano Rotondo: la storia

La Basilica venne costruita sotto papa Simplicio, tra il 468 ed il 483, e venne realizzata con materiali di spoglio. Nello specifico, venne costruita sotto l’imperatore Libio Severo, certamente poco conosciuto; sappiamo la data di costruzione grazie al ritrovamento in loco dii alcune monete risalenti a quel periodo.
Ci troviamo sul colle del Celio, più precisamente nella zona dove si trovano le case degli aristocratici. Nei dintorni, inoltre, si trovavano i castra peregrina, ovvero gli accampamenti delle coorti dello esercito romani di stanza all’estero, che venivano qui quando tornavano a Roma.
Nel XV secolo ad occuparsene erano i paolini ungheresi, ordine monastico che si rifà a Paolo primo eremita (non il San Paolo che molti di noi conoscono); infatti gli ungheresi hanno stretto rapporto con questa chiesa. Dopo arriva il collegio germanico-ungarico, seminario pontificio per il clero fondato nel 1580. Ancora oggi si occupa della gestione della chiesa. Ma come mai rispetto al passato la chiesa risulta oggi più piccola? Si tratta di una cosa comune, le chiese attuali sono spesso più piccole di quelle medievali, ed è ancora più comune per le chiese sche si trovano sul come del Celio. Questo è dovuto al famigerato sacco dei Normanni del 1084: venuti in aiuto del papa per la lotta delle investiture, successivamente si diedero al saccheggio della città, concentrandosi soprattutto in questa zona. Quindi, papa Innocenzo II decise di sacrificare l’anello esterno della Basilica di Santo Stefano Rotondo.

Santo Stefano Rotondo: la visita

Al momento della costruzione la Basilica, formata da tre cerchi concentrici, era il terzo edificio religioso di Roma per grandezza ed era una delle poche di forma circolare (il diametro all’epoca era di circa 65 metri).
Oggi uno degli anelli è andato perso e, infatti, il diametro è di soli 45 metri. La facciata è di epoca medievale: risale infatti al XII secolo. Sotto la chiesa è stato ritrovato anche un vitreo che, però, non è visitabile. L’atrio è l’unica parte rimasta dell’anello andato perso. Tra le sezioni andate perse troviamo il deambulatorio esterno, diviso in due circonferenze. Si entrava da 8 porte, in corrispondenza dei deambulatori che univano i due bracci della chiesa. Vi erano anche quattro cappelle, che avevano il tetto più alto rispetto al resto della struttura cosi da andare a formare una croce. Per fortuna, però, ci è arrivata la cappella dei santi Primo e Feliciano: qui ritroviamo anche uno dei più importanti mosaici bizantini, in oro (colore tipico bizantino). I due santi vi sono rappresentati come due importanti dignitari bizantini, aspetto comprensibile dalle vesti che indossano nel mosaico.
Anticamente si entrava proprio dal deambulatorio, non dai bracci della croce come accade oggi; l’ulteriore particolarità stava nel fatto che si accedeva ad un corridoio cieco. Nella rotonda centrale vediamo anche alcuni resti “a pavimento” che arrivano direttamente dalla basilica antica: si tratta di resti di alcuni insetti liturgici, due muretti che segnavano la via per l’accesso all’altare.
Notiamo il largo uso di colonnati: oltre alle colonne esterne, che oggi possiamo ammirare murate (una volta all’interno della chiesa basta guardare il muro perimetrale), vennero usate le colonne anche all’interno dell’edificio! Questo segna una grande evoluzione rispetto ale architetture imperiali, perché prima i colonnati nn venivano mai utilizzate per delimitare uno spazio chiuso (al massimo delimitavano una piazza, uno spazio comunque all’aperto). Vediamo poi che il cerchio interno ha delle colonne con architrave, mentre quello più esterno presentava degli archi (oggi murati): quest’ultimi servivano anche peer dare slancio alla struttura della basilica.
Da notare, inoltre, vi è anche il Martirologio che racconta la storia del martirio dei santi principali della chiesa. Gli affreschi sono nel ‘500: le figure sono del Pomarancio, mentre i paesaggi sono di Matteo da Siena. Le scene sono in ordine cronologico e ognuna riporta, appena sotto, la spiegazione in latino e in italiano (affinché tutti potessero capire). I gesuiti usavano la Basilica per preparare i missionari in partenza, anche attraverso gli affreschi lungo le pareti: le immagini molto crude (almeno per l’epoca) avevano lo scopo di avvertire i giovani sacerdoti, in partenza per convertire al cristianesimo popolazioni lontani, sui possibili pericoli presenti nel paese di destinazione.

Santo Stefano Rotondo: i simbolismi andati persi

La chiesa nella sua forma antica era piena di simboli, che oggi purtroppo sono andati persi.Volete qualche esempio?
Le porte d’accesso erano piccole, perché il vangelo ci dice che la retta via si raggiunge, dice il vangelo, attraverso la stretta porta (e non da porte monumentali). Il percorso spirituale è tortuoso, non scontato.
Il cerchio? Questo è simbolo del divino, mentre il quadrato era simbolo di quanto c’è di terreno. E questo è pur sempre un edificio religioso. La rotonda centrale, inoltre, rappresenta la luce divina: la luce divina sta al centro del presbiterio dove si dice parola sacra! Le finestre affacciate proprio su questa rotonda, alcune delle quali oggi sono murate, rappresentavano i cherubini che portano la luce. Oggi purtroppo gli effetti di luce sono in parte andati persi perché molte finestre sono murate. Simbolicamente qui ci troviamo nel Golgota, dove secondo i vangeli canonici è stato crocifisso Gesù.

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Camilla

Sono Camilla, classe 1987, nata e cresciuta a Roma. Dai miei genitori ho preso la passione smodata per i viaggi: mi piace girare per il mondo, visitare posti nuovi, innamorarmi ogni volta di un qualcosa di quel paese e lasciarci un pezzo di cuore. Ho girato in lungo ed in largo l’Europa, conosco a menadito ogni piccolo angolo ed ogni storia di Londra. Nell’aprile del 2011, ho aperto il mio blog di viaggi.

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