A metà maggio ho avuto la possibilità di visitare il Priorato dei Cavalieri di Malta, scoprendo quasi per caso di alcune visite guidate che si sarebbero tenute in quel periodo. Oggi, anche se con un po’ di ritardo, voglio raccontarvi la mia visita e portare anche voi, quindi, a scoprire qualcosa in più di questo luogo. Il priorato si trova sul Colle Aventino, un tempo chiamato “Mons Serpentario”; per essere precisi si trova in Piazza dei Cavalieri di Malta:
disegnata da Piranesi, si tratta di una “piazza funeraria” per le famiglie più importanti che, all’epoca, vivevano in questa zona e le loro lapidi “a vista” dovevano fungere da promemoria per i passanti.
Prima di iniziare a raccontarvi il giro vero e proprio, condito da qualche informazione storica, parto con qualche informazione in più sull’ordine: si entra per cooptazione (bisogna, cioè, essere presentati. Ovviamente da qualcuno che è già un cavaliere di Malta); Ci sono 3 ordini di cavalieri e solo il primo ordine, quello dei “cavalieri professi” vive secondo i voti di castità, obbedienza e povertà; La loro barca è l’unica barca privata che, nel mediterraneo, aiuta i migranti oltre alle barche del programma FRONTEX. La villa gode del diritto di extraterritorialità dal 1869. La guida, dopo averci dato una prima (dettagliata) spiegazione introduttiva, ci porta diretti a visitare il giardino del priorato (che rappresenta poi il fulcro dell’intera visita guidata),
Parliamo di un giardino all’italiana “con delle contaminazioni”, come il roseto (non sono un’esperta di botanica, ma a quanto pare, di solito, nel giardino all’italiana il roseto non c’è) e dove si trova uno dei due cedri più antichi di Roma: un albero semplicemente gigantesco, dalla “veneranda età” di 200 anni! (per curiosità, l’altro cedro si trova alla terrazza del Pincio). Peccato che quel giorno ci abbia detto sfortuna e non ci siamo potuti godere il giardino come avremmo dovuto a causa della pioggia che accompagnati per tutta la durata della visita. Una piccola curiosità che la guida ci ha raccontato: durante una festa tenutasi proprio nel giardino, dietro all’enorme cedro venne “nascosto” il tavolo dei fritti che venivano serviti agli ospiti.
Proseguiamo la visita percorrendo il dialetto “che guarda verso San Pietro” (quello che si vede osservando dal buco della serratura cercando di vedere proprio la basilica), ci fermiamo ad osservare il panorama e poi entriamo nella “Sala degli stemmi“: qui trovate tutti gli stemmi dei cavalieri e in evidenza rispetto agli altri quelli dei Gran Maestri dell’ordine. Il gran maestro è “il superiore religioso e sovrano, nonché la suprema autorità istituzionale, in qualità di capo di stato col titolo di principe. Viene eletto dal Consiglio compìto di Stato tra i cavalieri professi dell’ordine e la durata del suo incarico è vitalizia.” (ammetto che, per darvi la definizione precisa ho fatto una ricerca a parte mentre scrivevo questo post, per essere sicura di non riportare cose sbagliate: mentre la guida ci spiegava la sala non mi sono impegnata a sufficienza nel prendere appunti abbastanza velocemente). L’ultima tappa della nostra visita è stata la Chiesa Cluniacense (Santa Maria del Priorato).
Le origini di questa chiesa, il cui nome originale è Sancta Maria de Aventino, risalgono al 939: Alberico II convertì il suo palazzo sull’Aventino in un monastero benedettino, affidandolo ad Oddone da Cluny. Nel 1764 venne affidato, dal Cardinale Rezzonico (appena divenuto Gran Maestro dell’Ordine), a Giovan Battista Piranesi il compito di ristrutturare la chiesa. L’artista la ridisegnò completamente e questo edificio è “l’unico lavoro completo” conosciuto di Piranesi.
Siccome doveva mantenere comunque fede al voto di povertà dell’ordine, Piranesi decise di usare lo stucco come materiale sia per l’esterno che per l’interno, dove troviamo una statua dell’architetto stesso: questa raffigura l’artista con indosso una toga romana ed in mano un carteggio di Paestum (il suo ultimo lavoro); l’altare venne realizzato da Righi, ovvero lo scalpellino di fiducia di Piranesi (sepolto nella cripta). Lungo la navata si trovano le bandiere dei paesi dove, un tempo, c’erano i maggiori gruppi dell’ordine (Spagna, Francia, Portogallo); il baldacchino, sulla sinistra dell’altare, è il posto riservato al Gran Maestro durante le funzioni religiose.
Ad oggi l’ordine mantiene ancora il mandato ospedaliero e fa mediazione diplomatica tra paesi che “hanno bisogno di aiuto diplomatico” per dialogare tra loro. Proprio grazie al disimpegno politico, l’ordine ha numerosi ambasciatori in giro per il mondo!
La Francia, che una volta “ospitava” uno dei maggiori gruppi di cavalieri, per ironia della sorte oggi non riconosce l’ordine se non come un’associazione privata: questo perché venne sciolto durante la rivoluzione francese e non venne mai ricostituito.
La visita guidata è stata organizzata dalla Cooperativa il Sogno e, già che ci sono, ringrazio anche la guida Gianluca Farris che con la sua simpatia ci ha spiegato tutto alla perfezione (devo ammetterlo: è stata una delle poche visite guidate che non mi hanno annoiata a morte)
Non si smette mai di scoprire Roma. Il giardino all’italiana sembra una vera meraviglia.. la prossima volta che si terranno le visite, non me lo voglio perdere.
è vero! Roma è una città splendida che sa come catturare i visitatori. Da questo punto di vista la adoro!