Ho cominciato a leggere i libri di Maurizio de Giovanni solo pochi mesi fa, iniziando a conoscere il commissario Ricciardi ed il suo segreto piano piano e con molto interesse.
Qualche accenno alla storia del commissario
Per chi non lo conoscesse: Luigi Alfredo Ricciardi è un commissario di polizia di Napoli, in forza alla polizia regia durante il periodo fascista. Nasce in Cilento da una famiglia nobiliare, i baroni di Malomonte, e si trasferisce a Napoli con la tata Rosa dopo la morte dei genitori. Ad aiutarlo nelle indagini ci sono il brigadiere Maione, il medico legale Modo (personaggio razionale e fortemente antifascista) e il femminiello Bambinella, personaggio che deve molto a Maione e che ha il “compito” di riportare le voci cittadine. Cosa rende speciale il commissario? Un grosso segreto ffardello: nei libri, De Giovanni lo chiama “il Fatto” e si tratta della capacità di Ricciardi di percepire le ultime parole e le ultime sensazioni delle vittime di morta violenta (sia incidenti sia omicidi), il cui fantasma vede sul luogo del decesso in maniera via via più evanescente.
Alla ricerca dei luoghi del commissario Ricciardi
Iniziamo la nonstra passeggiata dalla casa del commissario Ricciardi, che si trova in Via Santa Teresa 107.
Qui lo aspetta, tutte le sere, la tata Rosa: tra borbottii e rimproveri non vuole lasciare solo il commissario, tanto che quando scopre il suo interesse (sembra ricambiato) per una ragazza che vive nel palazzo di fronte (e che lui osserva tutte le sere dalla finestra), la stessa tata va a parlare con lei. Il palazzo, da fuori, è un anonimo e normalissimo palazzo “qualunque” della Napoli moderna e come me lo ero immaginato leggendo del commissario ed il suo carattere.
Da questa casa, il commissario guarda tutte le sere Enrica, la ragazza di cui si è innamorato, e lei ricambia i suoo sguardi mentre ricama. Questo è il loro modo di “iniziare la rispettiva conoscenza” ed è così che si innamorano l’uno dell’altra.
Molto, nelle righe scritte da De Giovanni, si sà di questo gioco di sguardi ed è uno dei “punti principali” della storia dei due personaggi.
Nel romanzo “per mano mia”, il commissario va al cinema – teatro kursaal (Via Filangeri) insieme a Livia, la vedova del tenore Vezzi (il morto del romanzo “Il senso del dolore”). Oggi è un palazzone grigio, con negozi ed appartamenti, che esteticamente attira sicuramente l’attenzione dei passanti (chi viene qui a fare shopping è in cerca delle botteghe di lusso). Sicuramente è un edificio che, a modo suo, attira l’occhio dei visitatori e di chi passeggia per le vie della zona.
Chi è già stato a Napoli ed è passato per piazza del plebiscito avrà sicuramente visto (proprio accanto alla piazza), il famosissimo e famigerato caffè Gambrinus. Storico Caffè letterario di Napoli, con interni in stile liberty, qui il commissario ha sempre un tavolo riservato. Il tavolo del commissario è defilato e riservato, proprio come il carattere del commissario che viene qui da solo ed anche con i suoi amici-colleghi (parlo sia del brigadiere Maione che del medico legale Modo).
Di fronte al Caffè Gambrinus si trova la Chiesa di San Ferdinando. Ricciardi conosce Don Pierino in “Il senso del dolore” e continua a andarlo a trovare anche nel romanzo “Per mano mia”. Viene definita una chiesa monumentale e gli interni sono noti principalmente per il ciclo di affreschi barocchi di Paolo De Matteis (risalenti alla fine del Seicento). A prescindere dai romanzi di De Giovanni, vi consiglio di vistare questa chiesa che, personalmente, ho trovato molto bella.
In via di Santa Brigida. Un tempo detta di via di don Francesco, fino al 1890 ha ospitato uno storico mercato natalizio del pesce. Perché vi parlo di una stradina del centro storico? Nel romanzo “Per mano mia”, ambientato proprio nel periodo natalizio, viene rievocato questo antico mercato che finisce il 23 dicembre e dove Ricciardi e Maione si recano per cercare una delle persone che stanno cercando, perché coinvolte (forse, in qualche modo, nell’omicidio che devono risolvete).
Nel romanzo “Per mano mia”, si parla anche della piccola Piazzetta del leone. Questo slargo prende il nome dalla statua di leone che fa parte della fontana situata nel mezzo della piazza e, nel romanzo, è situato qui quello che viene chiamato il “palazzo dei morti ammazzati”. La fontana, purtroppo, è spenta (e sembra esserlo da un po’ di tempo) e la piazza in sè non brilla in bellezza… Potremmo quasi quasi definirla schiva quanto il commissario stesso!
All’ombra di Castel dell’Ovo troviamo Borgo marinaro. Come molti dei luoghi di cui abbiamo parlato oggi, viene nominato nel romanzo “Per mano mia”: qui, il commissario e Maione cercano una delle persone che devono interrogare perché coinvolta, in qualche modo, nell’omicidio che devono risolvere.
Il piccolo “borgo” si trova sulla piccola isola di Megaride, nel quartiere San Ferdinando, nasce e si sviluppa intorno alle attività del suo piccolo porto ed è unito alla terraferma tramite un istmo artificiale che lo collega al Borgo Santa Lucia. Il piccolo porto, oggi, lavora ancora e vi è anche una scuola di vela; a tutto questo si sono aggiunti i numerosi ristoranti, rigorosamente di pesce, e l’essere diventata una zona altamente turistica e “famosa”.
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Volevo far presente che “Gelo”, più volte citato nell’articolo, non è un romanzo con protagonista il commissario Ricciardi, ma i Bastardi di Pizzofalcone. La morte del tenore Vezzi avviene nel romanzo “Il senso del dolore”. 🙂
Hai ragione Rita, grazie per la segnalazione! Devo, per chissà quale motivo, aver fatto confusione tra i tanti appunti sui due romanzi 🙂