Continuano i miei giri alla scoperta della Roma insolita
alla scoperta delle storie più nascoste della capitale (seguendo ancora il libro “Roma insolita e segreta”, di cui vi lascio il link Amazon). Sto iniziando a scoprire una città “diversa”, che nasconde le storie del suo passato lasciando le cose in bella mostra perché tutti possano vederle e scoprire questo passato (in alcuni casi nemmeno troppo lontano). Oggi vi porto a scoprire i lati di Roma insolita tra il ghetto ed il centro storico, partendo dall’antico perimetro della fontana del Ghetto: si trova tra Via del portico d’Ottavia e piazza delle Cinque Scole, dove venne posizionata la fontana realizzata nel 1593 dall’architetto e scultore Giacomo della Porta.
Nel 1880 il ghetto venne smantellato e la fontana venne spostata: prima rimase diversi anni nei magazzini comunali e poi venne messa dove si trova ancora oggi (davanti alla chiesa di Santa Maria del Pianto).
Alzando lo sguardo dal perimetro della fontana ci si ritrova a guardare, spostato leggermente a destra, Palazzo Manili famoso per l’iscrizione sulla sua facciata. Il palazzo è composto da più edifici, acquistati da Lorenzo Manili nel 1468 probabilmente con l’intento di unificarlo: l’impresa di Manili fallì, probabilmente a causa di scarsi fondi, e l’iscrizione nasce dalla sua volontà di lasciare comunque un segno che ricordasse di lui alle generazioni future. Poco distante si trova Via della Reginella,
dove si trova la Porta murata di Palazzo Costaguti. La struttura originaria del palazzo affacciava proprio su questa strada. Quando il ghetto venne riorganizzato, i Costaguti riorganizzarono il palazzo e spostarono l’ingresso del loro palazzo per non subire le restrizioni che vennero imposte agli ebrei, in particolare la chiusura delle porte quando scendeva la notte.
Nè insolite né segrete sono le Pietre d’inciampo: si tratta di sampietrini in ottone tese a ricordare le vittime delle deportazioni nazi-fasciste;
si trovano di fronte all’ultima abitazione dei deportati e ne riportano il nome, la data di nascita e quella di deportazione. L’idea è dell’artista tedesco Gunter Demnig per depositare ed è una iniziativa che è stata attuata in diverse città europee (nella stessa Roma ce ne sono diverse, non solo quelle a via della reginella).
Piazza Mattei, all’estremità di via della reginella e dove si trova l’ingresso di Palazzo Costaguti, è territorio di storie e leggende.
La leggenda di cui parlo si riferisce alla finestra murata di Palazzo Mattei, al numero 19: si narra che il duca Mattei, un giorno, perse quasi tutto al gioco ed il futuro suocero gli negò la mano della figlia; per dimostrare che era ancora un uomo ricco e potente il duca fece costruire in una notte quella che oggi viene chiamata la Fontana delle tartarughe e, il giorno dopo, fece affacciare da una finestrella la futura moglie ed il futuro suocero (che ovviamente gli chiese scusa e lo lasciò sposare la figlia). La finestra, poi, venne fatta murare dal Duca perché nessuno potesse usarla ancora.
La fontana risale al 1585 e sembra che il progetto iniziale, di Giacomo della Porta, prevedesse dei delfini e non le tartarughe (forse opera del Bernini). Le tartarughe originali, oggi, sono conservate nei Musei Capitolini.
Proseguiamo il nostro giro uscendo dalla zona del ghetto.
A piazza della minerva, accanto al Pantheon (compreson nel tour di Roma con la card City pass Roma), si trova l’ Elefante – obelisco del Bernini: a Roma è un’opera famosissima, ma il suo significato sembra essere sconosciuto ai più. Per questa opera l’artista ha copiato un’incisione che si trova nell’Hypnerotomachia Poliphili, un romanzo allegorico pubblicato nel 1499 a Venezia. Nel romanzo sarebbe possibile entrare all’interno dell’elefante stesso, dove sono rappresentati un uomo ed una donna: questo elefante, quindi, starebbe ad indicare la resurrezione della carne. L’opera fu richiesta al Bernini da Papa Alessandro VII nel 1667 e venne costruita dove si trovava un antico tempio di Iside.
In via degli Staderari, traversa di Corso del Rinascimento, si trova la particolare fontana dei libri. Non avevo previsto questa sosta perché non ne avevo letto nulla e non avevo previsto di passare per questa strada durante il mio giro, ma il caso sa giocare belle carte. Via degli Staderari prende il nome dagli antichi fabbricanti di stadere e bilance che un tempo si trovavano in questa zona. La fontana si trova all’interno di una nicchia coronata da un arco a tutto sesto ed all’interno si trova una testa di cervo fra quattro libri antichi (su due mensole laterali, due libri su ogni mensola). Il cervo, per chi non fosse esperto dei Rioni romani (io in testa) è il simbolo del rione di S.Eustachio. Esattamente accanto alla fontana si trovano altre due porte murate
purtroppo non sono riuscita a trovare alcuna informazione riguardo la loro storia ed il perché siano state murate, ma se riuscissi a scoprire qualcosa al riguardo vi aggiornerò immediatamente!
Concludo questo giro parlandovi dei divani di Via Giulia, situati tra via del Gonfalone e vicolo del Cefalo, ben nascosti in pieno centro storico. Non sono riuscita ad individuarli subito perché, leggendo le indicazioni sul libro, mi ero immaginata che che si trattasse di un blocco unico che percorreva Via Giulia da una traversa all’altra e invece è decisamente più piccolo! Ma torniamo ai divani: Papa Giulio II Della Rovere chiese al Bramante di realizzare un progetto che inglobasse i tribunali papali in un unico edificio e quelli che oggi chiamiamo “i divani di via giulia” al tempo erano le fondamenta di questo palazzo! 150 anni dopo, papa Innocenzo X Pamphilj colloca nell’edificio la nuova prigione della città ed oggi vi si trova la sede dell’antimafia.
Avete già letto la “mia” Roma insolita tra Vaticano e Borgo?